Assumersi le responsabilità La modernità nel solco della tradizione di Giovanni Lazzara* La "Voce" di ieri pubblicava, a firma del Segretario, un accorato fondo di fronte al quale, anche chi, come me, è rimasto al di fuori della vita del Partito per un lungo periodo di tempo (e, anzi, forse, proprio per questo), non può rimanere indifferente. Francesco Nucara, infatti, nell’annunciare la sua volontà di rimanere in un "cono d’ombra" avendo ritenuto "esaurita" la sua funzione di Segretario del Pri, a prescindere dalle ragioni di una simile scelta e di quelle che comunque saranno le deliberazioni congressuali, è coerente nel non rinunciare a suggerire un consiglio a tutti i Repubblicani, che solo chi può vantare una lunga e consolidata conoscenza dell’anima repubblicana può credibilmente elargire. La sintesi di meriti e responsabilità del passato non dovrebbe indurre nessuno ad indugiare sull’indagine di colpe politiche che hanno condotto il partito nello stato di grave difficoltà qual è certamente quello attuale. Più fruttuoso ed utile alla causa repubblicana, infatti, sarebbe la ricerca di un ruolo che il Partito possa ancora spendere nei tumultuosi scenari di questi mesi, la verifica di un terreno di agibilità politica sulla quale far convergere un patrimonio di idee che non è solo nobile tradizione ma moderna capacità di elaborazione di una nuova progettualità politica da veicolare attraverso le energie che ancora vivono nel Pri, o che in questo possono tornare o avvicinarsi. In tal senso, nessuna ansia di giovanilismo deve prevalere; non perché il rinnovamento non sia condizione tanto necessaria quanto desueta della politica, ma per il fatto che questo dovrebbe consistere nella creazione di regole che aprano la partecipazione politica agevolando la militanza senza il vincolo di una condizione anagrafica che legittimi l’impegno personale. Si è Cittadini della Repubblica, non giovani, donne, anziani o altro. Ecco, allora, che - al di là delle riforme statutarie che si rendono necessarie per assicurare al partito una sua fruibilità per tutti coloro che nel Pri, per quanto acciaccato, intravedono ancora il luogo ideale del proprio impegno politico - il richiamo al superamento delle faziosità individuali che in questi anni sembra aver fortemente inciso sulla vita interna e, di conseguenza, sulla capacità di incidere all’esterno svolgendo ogni più adeguata iniziativa sull’opinione pubblica, è il vero punto da cui ripartire. E’ vero. I Repubblicani hanno sempre litigato e discusso animosamente proprio perché dediti al rispetto di idee e non succubi di un’ideologia prestabilita alla quale sottomettersi acquietando la fame di verità della propria ragione. Il punto di rottura di queste discussioni, tuttavia, è sempre quello in cui si antepone al confronto politico lo scontro personale. Il Congresso che si celebrerà, dunque, dovrà essere libero di scegliere una linea politica e di sostenerla con le energie di cui il Partito ancora dispone. Ma sarà tutto inutile senza una preventiva assunzione di responsabilità collettiva sulla necessità di superare definitivamente e senza riserve mentali le contrapposizioni personali di questi anni, i veti incrociati, le accuse di tradimento (quando non sorrette da un’oggettiva motivazione), le scomuniche e le adorazioni che così tanto dovrebbero vederci refrattari in quanto instancabili sostenitori di quella laicità che rimane incompatibile con le professioni di fede e l’indisponibilità al confronto con quanti la pensano diversamente da noi. Senza la sede storica e con difficoltà finanziarie, i Repubblicani possono pensare di tornare a parlare al Paese, attraverso un linguaggio rinnovato in cui la tecnologia dovrà coniugarsi con la solidità di idee e programmi di origine antica ma evidentemente adeguati alla realtà contemporanea, se sapranno ripartire da qui e dimostreranno di non volersi attardare oltre nella palude del rancore. Una casa comune in cui, tutti quelli che sentono di credere ancora in valori attuali e per nulla tramontati che, nel marasma di questi anni, hanno trovato all’esterno del Pri solo usurpatori di idee e, comunque, interpreti improvvisati ed interessati, potranno accedere con il proprio bagaglio di esperienze e professionalità, idee e proposte ma, soprattutto, con la passione politica che è ben più forte delle pur gravissime difficoltà del momento. Riuscire in questo sarebbe uno straordinario successo capace di promuovere tutti coloro che, in questi anni e a prescindere dalle posizioni assunte e, spesso, fermamente contrapposte, hanno comunque speso le loro energie per tenere aperta la casa repubblicana. *già Segretario nazionale Fgr |